Un cardinale elettricista e la politica al buio

Accadono fatti strani, assolutamente inediti. Fatti utili per pensare. 

Chi avrebbe potuto immaginare che il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, si potesse calare nel vano del contatore per riattivare l’elettricità in un palazzo occupato in via di Santa Croce in Gerusalemme?

La luce infatti era stata staccata, nonostante i contatti con Comune e Prefettura per cercare di ripristinare il rifornimento di acqua e luce. Il porporato non ha compiuto un gesto premeditato, si è presentato nel palazzo ex Inpdap dove vivono 420 persone, tra cui un centinaio di minori tutti scolarizzati, per portare doni ai più piccoli. Dopo averli incontrati, e aver constatato il profondo disagio degli occupanti, il cardinale è intervenuto nella cabina elettrica dove ha lasciato un biglietto, per assumersi la responsabilità del gesto. E a chi gli diceva preoccupato: «Monsignore, ma è illegale!», ha risposto: «Siete qui illegalmente da 5 anni e adesso vi preoccupate?».  Il Ministro dell’Interno Salvini non ha mancato di dire la sua: «ora paghi anche le bollette arretrate».

Certo l’episodio va considerato come un fatto eccezionale, una provocazione. Il cardinale infatti nel compiere il gesto ha risposto ad un impulso, senza considerare le implicanze legali e anche di relazioni tra due Stati e senza ovviamente voler indicare come ordinaria la via dell’illegalità. Il gesto però, ancora più eclatante perché compiuto da un cardinale, è un preciso atto di denuncia che rileva la gravità della situazione e la inadeguatezza della politica. 

La Chiesa scende in campo e denuncia il vuoto di politica. Essa pratica la carità, assiste chi ha bisogno, si fa prossimo secondo il comando evangelico di ogni uomo specialmente di coloro che sono in difficoltà. Ma questa carità non può sanare i problemi di ingiustizia sociale, la povertà, le troppe diseguaglianze. Per questo in uno stato moderno esiste la politica. La Chiesa infatti parla di politica come “forma alta della carità” volendo significare che mentre la carità che assiste interviene, per così dire a valle, per lenire i bisogni, la carità politica deve intervenire a monte per eleminare le condizioni strutturali che producono diseguaglianza e povertà. La Chiesa allora chiama la politica - e il riferimento non è solo all’attuale governo - incapace di intervenire su una povertà che ha assunto dimensioni croniche.  Una politica al buio, che riempie le cronache di dichiarazioni fini a sé stesse. Un cicaleccio assordante tra presunti leader che personalizzano il confronto politico invadendo i media con i loro volti in mancanza di idee e di visione. Ci mostrano una politica divisa incapace di risolvere i problemi.   Chi dovrebbe mettere mano alle politiche per la casa? Chi dovrebbe creare le condizioni per il lavoro? Ecc… Episodi come quello del cardinale elettricista, oltre al resto, mettono in primo piano la necessità-responsabilità della politica e indicano anche una strada per quanti, da credenti, vogliono impegnarsi in questo campo.  Siamo di fronte ad uno scenario inedito: forse occorre fare scelte radicalmente nuove.

di Ernesto Preziosi