Scuola: dopo la legge 107

A più d'un anno dalle prime riflessioni prodotte riguardanti la consultazione "La buona scuola", constatato che alcune delle prospettive indicate sono state assunte dalla Legge 107, non può comunque ritenersi concluso il dibattito e la necessità di chiarimenti e approfondimenti.

La  sperimentazione sul campo di questi primi mesi, accompagnata da non poche proteste del mondo della scuola, a volte pretestuose a volte più che fondate, ci porta ad ulteriori considerazioni di ordine generale e in merito ai punti già esposti nel primo documento .

Considerazioni generali

- E’ possibile prevedere nei decreti applicativi della 107 l’istituzione di un gruppo di lavoro formato da intellettuali, associazioni disciplinari, università, docenti e dirigenti, che ripensi gli OSA e le Indicazioni Nazionali ferme alla Riforma Gelmini nata da una Legge finanziaria con  priorità non esattamente didattiche-educative?

- La cosiddetta "riforma Gelmini", fatta salva la semplificazione degli ordinamenti, ha ignorato o distrutto con un atto legislativo , 30 anni di sperimentazione. Le indicazioni nazionali e gli Osa sono quanto di più banale e vecchio la pedagogia italiana abbia mai prodotto: il governo non potrà che, urgentemente ,

Pur condividendo la strada aperta di presa in carico da parte dei Collegi dei Docenti di una progettualità forte, come già era indicata nel DPR 275, troppi commi della Legge sono scritti in modo nebuloso e equivoco, a volte contraddittorio. Uno per tutti il comma 28 sulla modalità di introduzione delle "materie opzionali", comma non secondario  nella prospettiva di una scuola che ripensa se stessa.

Risultano troppo numerose le deleghe in bianco su punti cardini della scuola che meriterebbero un' attenta discussione parlamentare e un reale ascolto dei sindacati, delle associazioni disciplinari e delle associazioni di studenti e genitori.. Come e quando saranno coinvolti?

Appunti in ordine ai temi già trattati nel documento del 7 novembre 2014

1 Assumere tutti i docenti di cui la buona scuola ha bisogno

 

Il piano delle assunzioni è una realtà, forse non senza, ma con  meno disagi di quanto si paventava.

E' stato stabilizzato un numero triplo di personale docente rispetto alla consuetudine degli ultimi anni, un precario ogni sette ha cominciato l’anno da docente di ruolo.

Ma come si è realizzata la fase C e l’assegnazione dei docenti al piano di potenziamento?

Con la richiesta di indicare l'area di potenziamento e non la classe di concorso necessaria alla progettazione della scuola, di fatto sono state poco ascoltate le richieste e si è assegnato il personale sulla base  delle classi di concorso in esubero

Fermo restando la bontà dell'immissione in ruolo di numerosi docenti ( ad esempio di diritto o di discipline geometriche ed architettoniche), oltre a non rispondere alle reali esigenze di potenziamento delle singole scuole, si è andato creando un forte disagio in quei docenti inseriti in istituti dove non possono valorizzare il proprio profilo di competenze.

La modalità di assunzione attuata ha il limite grave di creare l’immagine di un docente tutto-fare, e di conseguenza un abbassamento della qualità dell’offerta formativa

Per realizzare una scuola nella quale veramente le competenze dei docente sono a servizio di una didattica con  al centro  gli studenti non ci si può basare sull'improvvisazione e sulla conversione a un docente tuttofare, umiliante per la professionalità docente e svilente l'offerta formativa.

E' fondamentale e ineludibile che all'atto della richiesta dell'organico per i prossimi anni scolastici  la "maschera del SIDI" permetta l'immissione delle singole classi di concorso.

Sarà possibile?

 

La Dirigenza Scolastica

 

Resta equivoco, come altre parti della Legge, il margine di discrezionalità del  DS nella definizione dei criteri per la selezione dei docenti necessari alla realizzazione del POF

La legge 107 , dopo aver scatenato le ire di tutti per il presunto potere conferito ai DS, di fatto ne  ha paralizzato il ruolo non avendo messo la figura dirigenziale in relazione alla possibilità di valutare l'azione didattica.  Al Dirigente spetta l'applicazione dei criteri elaborati dal comitato per la valutazione ( che comunque presiede) per l'attribuzione del "bonus", in un tentativo pressapochista di conciliare le spinte sindacali e la paura di scontarsi con un mal interpretata idea di libertà di insegnamento.

Una valutazione andrebbe poi fatta sulla modalità di reclutamento dei dirigenti: va denunciato con forza l’inutilità del terno al lotto costituito dal test di ammissione al concorso (la famosa prova preselettiva) : un dirigente deve avere alle spalle una carriera documentata di azioni, progetti, gestione, nella scuola.

I DS  vanno selezionati tra chi ha dato prova nel corso degli anni di lavorare con buoni risultati nella scuola come docente, mentor, funzione strumentale Se il concorso per dirigenti non va in questa direzione non ci sarà miglioramento

 

2 Le nuove opportunità per tutti i docenti: formazione e carriera nella buona scuola

 

Mentre si è andato definendo il quadro relativo alla formazione in servizio dei docenti sia come azioni individuali ( comma 121, carta del docente) sia come azioni intraprese dall'Istituzione scolastica  (comma 124,piano di formazione dell'istituzione scolastica), resta totalmente disattesa la definizione di una "carriera", o meglio di una differenziazione di compiti e ruoli del corpo docente legata anche ad una retribuzione diversificata.

Il riconoscimento delle diverse professionalità , si è ridotto alla valorizzazione del merito tramite il bonus a disposizione del DS ,  come retribuzione accessoria.

Non è la scuola il luogo dei premi di produzione, la sua produzione non è misurabile  secondo canoni quantificabili in impresa.

 

3 La vera autonomia: valutazione, trasparenza, apertura, burocrazia zero

 

Travolti dal comitato per la  valutazione  e dal potere del DS si sono fino ad ora ignorati  due aspetti chiave:

1- la valutazione di sistema e in particolare il contesto ambientale in cui opera la singola scuola;

2- la valutazione degli apprendimenti e le misure di miglioramento delle competenze e conoscenze, in linea con le richieste e gli obiettivi di Lisbona 2020.

Siamo una nazione che con 150 ispettori vorrebbe valutare le scuole: la Francia  ne ha 3000.

-           Delegare tutto al comitato di valutazione risulta come l’elefante che partorisce il topolino

L’INVALSI pare seriemente aver avviato un percorso ma  viene genericamente citata solo al comma 144 della Lg 107

Se l’Italia vuole seriamente valutare si affidi alla valutazione :

 -di sistema;

 - della didattica;

 - degli apprendimenti;

- dei docenti e dirigenti;

Ma, parallelamente alle azioni di autovalutazione per il miglioramento consapevole,  è necessaria  una valutazione esterna: ci vuole una forte presenza dello Stato, con un  sistema di corpo ispettivo reclutato in forza dell'esperienza scolastica e dirigenziale, capace di analizzare i vari ambiti di miglioramento della scuola  

Per un serio e profondo processo di valutazione, non si capisce cosa serva un comitato per la valutazione che, forse, riconosce un merito (con tutti i limiti detti nel punto precedente), ma resta autoreferenziale.

La possibilità di interfaccia con l'utenza , di una valutazione esterna anche sottoforma di questionari compilati da studenti e famiglie, non solo in merito all'istituto nel suo complesso, ma anche di gradimento dei docenti, non può essere demandata alla scelta delle singole scuole.

Data: 
Martedì, 21 Luglio, 2015