In ricordo di Maria Teresa Vaccari

Nasce a Crespano del Grappa, in provincia di Treviso ma in diocesi di Padova, il 16 marzo 1949. A Padova frequenta l’università negli anni caldi della contestazione. Si laurea in Pedagogia con una tesi su John Henry Newman.

Nella diocesi veneta è attiva nella Gioventù Femminile di Azione Cattolica e partecipa alla fase preparatoria dell’unificazione tra i vari rami che accompagna il nuovo Statuto che l’associazione si dà nel 1969.  

Di lì a poco, nel 1972, Vittorio Bachelet la chiama a Roma dove viene eletta vicepresidente nazionale per il Settore Giovani di AC che ha come assistenti mons. Filippo Franceschi prima e don Fortunato Spertini poi, Assistente Generale è mons. Franco Costa. Sarà grazie a quest’ultimo se le sarà possibile avere un rapporto personale – “abbastanza semplice, abbastanza normale” lo definirà anni più tardi – con papa Paolo VI che offrirà un sostegno grande all’AC ponendola in sintonia profonda con il rinnovamento conciliare, affidando ad essa e al laicato una grande responsabilità per l’attuazione del Concilio.

Anni intensi e difficili in cui l’associazione, con la guida di Vittorio Bachelet, supera la crisi che accompagna quella fase di rinnovamento. Maria Teresa si fa stimare per le sue doti intellettuali, per tanti è un punto di riferimento. Dirà anni più tardi ricordando quella stagione: «per me la bellezza e la fatica di quel primo periodo degli anni ‘70 si radicava propriamente nella volontà di comunicare a tutti il gusto e la portata del messaggio conciliare, sia da un punto di vista teorico sia da un punto di vista pratico, in una struttura che aveva molte energie vitali, ma che esigeva ormai il coraggio del rinnovamento e la ricerca di compiti più rispondenti agli appelli della Chiesa ed alle speranze della generazione contemporanea».

 Il legame di fiducia con il presidente Bachelet - ricordava con commozione il colloquio in cui le aveva chiesto di venire a Roma andando a cercarla nella scuola dove faceva una supplenza - la vicinanza in quegli anni difficili, la porterà in seguito a dire: «adesso può essere facile ricordare la testimonianza di Bachelet, ma non posso dimenticare che, al mio tempo, questa stessa persona era accusata di non comprendere la necessità di incarnare il discorso religioso, di fede, rispetto alle situazioni emergenti».

Negli anni Settanta I giovani vivono un inedito protagonismo nella Chiesa e nella società. Il gruppo centrale del Settore, che ha ereditato la tradizione di due grandi associazioni nazionali, la GF e la GIAC, è attento a quanto accade, ai grandi cambiamenti in atto e ne fa oggetto di studio e di dibattito. Edita anche una rivista, “Quaderni di pastorale giovanile” che affronta i nodi di una pastorale   Profondamente rinnovata.

La situazione che Maria Teresa trova in Centro nazionale e nelle frequenti visite alle diocesi, la porta a leggere la condizione giovanile con le sue esigenze. 

Dirà: «i temi più affrontati sono quelli del rapporto fede-cultura, fede-società, quelli di argomento pedagogico e educativo, specie per ciò che riguarda i giovanissimi. È in quel periodo che ha preso forma in maniera anche consistente, un intervento specifico per le persone di 14-18 anni rispetto alle persone che avevano 18-20-25-30 anni”. 

Il tema associativo era un discorso che diventava sempre conseguente rispetto ai grandi temi, «perché si riteneva che su queste tematiche più generali, si dovesse fare i conti, con un contributo originale rispetto alla situazione generale dei giovani nella chiesa e nella società».    Con i giovanissimi si terrà a Roma, a metà anni ‘70, la “Festa di ottobre”, primo momento pubblico popolare dell’AC rinnovata.

L’AC in quegli anni ritrova un interesse pubblico e cerca di aprire la strada del dialogo con altri gruppi e esperienze. Maria Teresa se ne fa carico personalmente e, sul finire degli anni ’70, è tra coloro che aprono canali di comunicazione con le nuove realtà che stavano nascendo in ambito ecclesiale, non solo per rispetto bensì per “interesse per i problemi veri dei giovani rispetto la fede”. Una attenzione e un rapporto, quindi, che assume lo stile della missionarietà ponendo le basi di aspetti che si sarebbero sviluppati in seguito. Estranea agli accenti trionfalistici, alla ricerca dei grandi numeri e agli schemi scontati, convinta che gli schematismi storici sono “di solito privi di senso storico”, vive quella stagione con dedizione e in una dimensione intensa di fede, preoccupata che i giovani recuperino l’integrità del messaggio evangelico, “rispetto alle frammentarietà dei messaggi all’interno dei quali dovevano passare le loro giornate e dovevano passare la loro quotidianità”. 

Sono gli anni in cui ci si appassiona al dibattito interno alla chiesa, Maria Teresa è tra coloro che leggono e studiano i testi dei grandi teologi che hanno partecipate al Concilio. 

Per i giovani la formazione deve assumere un carattere che superi i momenti spontanei e occasionali. Durante la sua vicepresidenza nasce “Progetto e metodo”, frutto di studi e di esperienza. Sono gli anni in cui il Settore Giovani collabora con la CEI alla stesura del catechismo dei giovani Non di solo pane, gli anni del Convegno ecclesiale su Evangelizzazione e promozione umana, cui partecipano tanti dell’associazione, convinti che sia possibile “un rinnovamento del tessuto civile, culturale ed ecclesiale” e condividendo la preparazione del convegno avvenuta, come dirà, “all’interno di fatiche non facili da superare”.

Nella nuova associazione unitaria Maria Teresa  ha a cuore la condizione femminile e considera il contributo originale dato  «non solo da parte di una figura insigne come può essere stata Armida Barelli, ma anche da parte di tante donne nella storia dell’associazione, ebbene - dirà - questo è sempre stato dato dalla capacità di coniugare insieme una forte vita spirituale con una grande capacità di servizio civile e sociale, rivolta non solo alle donne, ma a tutte le condizioni umane, specialmente a quelle più critiche».  Aveva un rapporto fecondo con Madre Teresa di Calcutta che parteciperà all’incontro dei giovani di AC, durante il Congresso eucaristici nazionale, a Pescara nel settembre 1977.

Il 13 ottobre 1979, mentre l’associazione vive una crisi interna conclude, prima della scadenza statutaria, il suo servizio come vicepresidente nazionale. Rimane a Roma a insegnare.

Nel 1989 è eletta nel Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione.

Dal 1980 al 1983 dirige a Vitinia “Villa Santa Cecilia”, uno studentato internazionale teologico per donne inviate dalle loro chiese locali di cui poi mettersi al servizio.

Conclusa anche questa esperienza, dal 6 agosto 1986 è nominata Delegata nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, ruolo che svolgerà per numerosi anni tenendo i contatti con i delegati diocesani e collaborando all’animazione della Giornata Missionaria.  Di recente, nel 2010, l’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (UMOFC) la nomina sua rappresentante presso la FAO.  Lavorava anche per le cause dei santi. Poi il tempo della malattia con il ritorno a Crespano da dove è tornata alla casa del Padre il 30 maggio, giorno dell’Ascensione. 

A tanti che l’hanno conosciuta, stimata e che le hanno voluto bene, rimane insieme alla gratitudine per il dono che è stata, la testimonianza di una vita ricca di servizio, di condivisione quotidiana con tante persone umili e in condizioni di vita precarie, ricca anche di sofferenza in situazioni spesso subite, ma accolte con una fede resa sempre più profonda e solida nella prova. Le sue grandi qualità, un’intelligenza profonda, una spiritualità essenziale, da cristiana nella storia, ancorata alla preghiera, alla Parola e alla liturgia avrebbero potuto aprirle la porta a incarichi e ulteriori responsabilità, ha sempre vissuto invece in una sorta di nascondimento, in umiltà e povertà, anche nella malattia.

Queste breve testo che è stato ritrovato tra le sue carte può aiutare a capirla, partendo da ciò che ha ritenuto essenziale. Il titolo è Offerta globale

 «Dio dei nostri Padri, Signore del cielo e della terra, aiutami a donarmi nella verità della mia esistenza e in tutta la sua forza vitale. Se ciò è secondo la tua volontà, sia la mia vita spesa interamente e unicamente per la comunione con Dio e tra gli uomini del nostro tempo, a servizio del Vangelo.

E possa compiersi, se tu vuoi e me ne darai la forza nel dono estremo della vita, ad imitazione della passione e morte di Gesù con la testimonianza del sangue per la salvezza di tutti; mi sostenga l’aiuto dei tuoi apostoli, dei martiri, di tutti i santi, in particolare di Maria tua serva fedele, di Santa Teresa e Santa Caterina, di tutte le donne che al tuo seguito hanno vissuto d’amore e di dedizione assoluta per la gloria del Padre, l’esempio del Figlio, la santità dello Spirito Santo».