Questa crisi di agosto

Se Salvini avesse voluto delle elezioni bene ordinate nel 2019, avrebbe dovuto aprire la crisi in luglio. Ma in luglio, mentre tutti strologavano sul fatto che la “finestra elettorale” si chiudeva il 20 luglio, dopo di che le elezioni sarebbero fatalmente slittate al 2020, Salvini andava ripetendo beffardo che le “finestre elettorali” non esistono. In realtà, da abile e spregiudicato tattico, aspettava il momento propizio per drammatizzare al massimo la situazione e, aprendo la crisi ad agosto, è riuscito perfettamente nell’intento, seminando il panico tra gli alleati e gli avversari, colpiti proprio quando avevano tirato il fiato e pensavano di avere ancora molti mesi davanti.
Provocando la crisi ad agosto ha reso possibili gli scenari in cui egli ritiene di poter massimizzare il suo interesse. 
Primo scenario: si va a elezioni in autunno. Salvini, drammatizzando e avocando a sé i pieni poteri, riesce ad avere la maggioranza in Parlamento. Per evitare le clausole dell’IVA fa una finanziaria in cui butta all’aria i vincoli europei e aumenta il debito pubblico. L’Europa lo condanna ma il regime sanzionatorio è lento. I mercati internazionali però reagiscono negativamente: uno che ha un debito enorme e se ne frega dei vincoli internazionali, non è considerato un eroe, ma un tipo del tutto inaffidabile e l’Italia un mercato da cui prendere le distanze. Lo spread si impenna. Ma ancora un po’ Salvini può giocare la parte della vittima dei poteri forti coalizzati contro di lui, unico difensore dell’interesse nazionale. 
Secondo scenario: si va a elezioni in autunno, ma non esce una maggioranza chiara. Partono le trattative per la formazione di un nuovo governo alternativo a Salvini. Saltano i tempi per la finanziaria. Si va all’esercizio provvisorio. Prima volta nella storia d’Italia. L’IVA aumenta. Salvini può dare la colpa a tutti gli altri di questo che è un danno oggettivo e – attenzione – immediatamente percepito dai portafogli di tutti. Salvini mangia pop corn e invoca i pieni poteri. 
Terzo scenario: non si va a elezioni. Si forma un qualsiasi governo che fa una legge finanziaria in grado di evitare sia la rottura con l’Europa sia l’aumento dell’IVA. Per farlo servono un po’ di lacrime e sangue. Naturalmente Salvini lo giudicherà un doppio tradimento (“non mi hanno dato le elezioni perché vogliono tenersi strette le poltrone”, “fanno i servi dell’Europa e impongono nuovi sacrifici agli italiani”) e sparerà a zero preparandosi a elezioni in primavera. Le altre forze politiche naturalmente non vorranno assumersi la paternità di questi sacrifici (il PD dirà “perché dovremmo imporre sacrifici alla gente per sistemare i disastri fatti dagli altri?”, i 5stelle nemmeno concepiscono la nozione di sacrificio) per cui alla fine sarà un governo tecnico o istituzionale, che sarà un governo di nessuno. Ma almeno ci risparmierà l’orrore del primo e l’umiliazione del secondo scenario. E non favorirà Salvini più di quanto potrebbero fare gli altri due scenari.
Pensare a governi di legislatura in queste condizioni, mi pare fantapolitica. Ma se qualcuno ci riesce, auguri. 
Intanto teniamo stretto ciò che l’Italia ha ancora. Il Presidente della Repubblica. E cerchiamo di dargli una mano, con un surplus di senso di responsabilità. 
La saggezza di Mattarella cercherà di mettere assieme i cocci prodotti dalle forze politiche per evitare che il Paese paghi il prezzo di ciechi interessi di parte. Salvini si è capito che è un giocatore senza scrupoli. Non ha nessuna pietà della sofferenza delle persone, se questa gli serve per le sue trattative politiche o per aumentare il consenso. Non ha nessuna considerazione per le istituzioni (non si è presentato in Parlamento, usa del suo incarico ministeriale senza alcun riguardo per la natura “pubblica” dello stesso, disprezza gli obblighi internazionali, usa i simboli religiosi più o meno come talismani). Non gli importa nulla dei costi economici che l’Italia deve pagare per la sua sete di potere. Né dell’umiliazione internazionale che deve subire. Chi invece ancora ha conservato qualche riguardo per la vita delle persone e per la stabilità della democrazia e dello Stato di diritto, dovrebbe stringersi intorno a Mattarella e sostenerlo nel momento più delicato del suo mandato.
 
di Michele Nicoletti