A proposito di un Manifesto

Mercoledì, 6 Novembre, 2019

Il complesso rapporto della Chiesa italiana e dei cattolici italiani con la vita politica, sociale, economica e culturale del paese rappresenta un tema oramai ricorrente nella discussione politica. Esso qualifica un perimetro problematico che oggi trova nuovo spazio di interesse con la pubblicazione del manifesto, firmato, fra gli altri, dai nomi autorevoli di Stefano Zamagni e Leonardo Becchetti, con cui si lancia l’iniziativa di una formazione politica di chiara e riconoscibile matrice cattolica. Un soggetto, quello proposto, che aspira a misurarsi con la costruzione di una struttura, di una classe dirigente e di una proposta programmatica ed elettorale già in vista della prossima tornata di consultazioni regionali. È dunque prevedibile che la Toscana rappresenterà uno dei primi banchi di prova per questo nuovo partito dei cattolici italiani, ma anche il luogo nel quale emergeranno alcuni snodi ancora irrisolti del rapporto fra il cattolicesimo e l’Italia di questi decenni a cavallo del cambio di secolo.

Il progetto che prende forma nasce da un’analisi severa e profonda del quadro nazionale e globale e si propone come uno spazio nel quale ridare dignità di rappresentanza al mondo variegato del cattolicesimo italiano. Un mondo che tuttavia resta segnato da una crisi profonda nelle sue strutture e nelle sue forme, determinata da una condizione di passaggio nella quale, se è chiaro che cosa va irrimediabilmente perduto in termini di cattolicesimo “di massa”, ancora non si conosce in cosa si tradurrà l’essere cattolici nell’Italia dei prossimi decenni.

Nella storia nazionale italiana la nascita di partiti politici di ispirazione cattolica è sempre avvenuta come punto di maturazione politica di un movimento cattolico che aveva articolato, già alla fine dell’Ottocento, una rete vitale di associazioni, strutture economiche e sociali, realtà culturali, capaci di dare pieno spessore alla rappresentanza politica. Per certi aspetti, quello a cui si assiste oggi è il tentativo di un processo inverso, fondato sull’assunto che la nascita di un partito “cattolico” determini un naturale riferimento politico-culturale capace di fare da centro di gravità della dimensione sociale del cristianesimo italiano. E tuttavia, la realtà delle associazioni e dei movimenti cattolici è oggi il terreno su cui si misura lo spessore quantitativo e qualitativo di una crisi che ha un imprescindibile carattere culturale, teologico e spirituale e che difficilmente può essere risolta attraverso il tentativo di una sua traduzione politica.

Eppure, la scelta di dar vita ad una struttura partitica o ad un movimento politico cattolico nazionale ha il merito di aprire una fase nella quale proprio questo nodo dell’Italia di oggi avrà modo di emergere in tutta la sua problematicità. Il punto problematico non è infatti quella di capire se ai cattolici in quanto tali spetti una “dignità politica” e nemmeno se sia legittimo costruire un contenitore partitico esplicitamente qualificato da un’ispirazione religiosa. Occorre forse muovere da una considerazione storica degli ultimi trent’anni forse più articolata di quella espressa nel manifesto di Zamagni e Becchetti, che esemplifica nel bipolarismo maggioritario la causa di una crisi che sul terreno dei partiti non è che l’espressione di questioni ben più complesse: un sistema economico sociale liberista, un quadro di politica internazionale che si globalizza, una dimensione sociale ed etica in cui mutano radicalmente i paradigmi.

Quello che oggi si ripropone in termini nuovi è il tema della qualità spirituale e culturale della coscienza che i cattolici hanno del loro ruolo nell’Italia di oggi. È sull’intelligenza teologica e sapienziale del tempo presente, sul modo in cui la Chiesa rimodulerà il suo essere nel mondo ma non del mondo, che si dovrà declinare la questione del rapporto dei cattolici con la realtà italiana.