A proposito di democrazia diretta

Questa breve Nota di cultura politica si ricollega ad una frase pronunciata a Pescara da un grande studioso di mass-media: " La democrazia diretta porta con sè una cosa pericolosa, la legge del numero. L'algoritmo non è democrazia". Si sarebbe così espresso a Pescara il prof. Derrick De Kerchove, al Villaggio Rousseau.
E' una affermazione che andrebbe approfondita ed analizzata perché critica dalle fondamenta la impostazione direttista di un movimento che si candida alla guida del Paese.
 
La democrazia diretta, a mio avviso, non propugna una adeguata cultura della puntuale discorsività partecipativa fatta di molti ingredienti: l'ascolto attivo di tutte le voci impegnate in un processo democratico; la facilitazione nella diffusione di notizie chiare ed argomentabili sui temi oggetto della discussione; la conduzione equivicina da parte di un soggetto  neutrale e preparato; la restituzione pubblica dei discorsi ascoltati; la valorizzazione del ruolo degli esperti e dei contro-esperti; la valutazione partecipata del processo stesso, sia ex ante che in itinere che ex post. 
Purtroppo, questa cultura deliberativa è ancora  poco presente nel nostro Paese e, comunque, non può trovare molti riferimenti nel pensiero di J.J. Rousseau e di chi sostiene la democrazia diretta (ad esempio il movimento M5S). Qui le opinioni rimangono grezze e si polarizzano in un SI oppure in un NO, invece di entrare in dialogo, trasformarsi, diventare "riflessive".
La cultura di una discorsività partecipativa di qualità può attecchire meglio nel pensiero di chi promuove la democrazia rappresentativa, ma si rende conto che essa va arricchita con "un perenne spazio deliberativo" tra un'elezione e l'altra: PD e LEU, ad esempio, potrebbero, dopo il 4 marzo, incontrarsi su questo piano deliberativo.
Certo, i partiti tradizionali ( tra cui il PD e LEU) devono uscire dalla pigrizia concettuale per cui la democrazia è solo quella degli eletti (il riferimento mi sembra vada allo studioso Schumpeter che sostiene che in democrazia a fare politica sia  una elites che è stata eletta ogni tot anni: conseguentemente tra un'elezione e l'altra, il proprio popolo andrebbe solo "informato e condotto", ma non più veramente "ascoltato attivamente per continuare ad avere voce in capitolo". No, non basta più questa dimensione dinanzi alle sfide epocali che siamo chiamati ad affrontare.
Il filosofo tedesco J. Habermas è il pensatore che vorremo prendere a modello (ce ne sono tanti altri, come ci insegna Antonio Floridia nel sul recente libro Un'idea deliberativa della democrazia. Il Mulino e che abbiamo recensito proprio su Argomenti2000).
Gli esempi concreti non mancano, come tutti i processi partecipativi ed i dibattiti pubblici promossi dalla recente esperienza toscana basata sulla efficace legislazione sulla partecipazione (legge n. 46 del 2013).
In tale contesto, anche a Camere sciolte, sta andando avanti una piccola grande rivoluzione: Argomenti2000 incoraggi i nostri parlamentari  che stanno lavorando allo schema di dibattito pubblico prima di una grande opera, all'esame in questi giorni alle Commissioni Lavori pubblici del Senato ed Ambiente della Camera. Infatti, il dibattito pubblico è un esempio di democrazia deliberativa.
In conclusione, occorre andare oltre Schumpeter, dicendo Si  ad Habermas e no a Rousseau.
Ne va della qualità e del futuro della nostra vita democratica e repubblicana.
 
di Giandiego Carastro