Perché' il terrorismo islamista colpisce l'occidente ?

Martedì, 30 Maggio, 2017

A questa domanda in parte non sappiamo rispondere e in parte abbiamo paura a rispondere. La paura ci fa cullare nell'illusione che far finta di niente serva a far scomparire il problema, come capisce bene lo struzzo quando ormai è troppo tardi.  Larga parte del pensiero dominante ripete come un mantra che i terroristi islamisti ci colpiscono a causa del colonialismo e del petrolio, che certo hanno il loro rilievo. Ma perché non prendiamo atto delle motivazioni che i terroristi adducono nei loro proclami e nelle rivendicazioni scritte? Saranno più reali le dichiarazioni dei protagonisti o le nostre interpretazioni? Chi ha massacrato i giovani di Manchester non l'ha fatto perché era emarginato e non poteva godersi spettacolo e musica, o perché voleva punire le multinazionali imperialiste. Quello che spinge i terroristi a sistematiche carneficine è una cultura della morte, tipicamente fascista, che odia la vita e il divertimento, odia la libertà e la laicità. I kamikaze vigliacchi agiscono per determinati motivi, assurdi e folli, e noi pensiamo che lo facciano per altri motivi, politici e storici: in questo modo non capiamo cosa li spinge a volerci sterminare.

 Credo che l'ostacolo più grande ad impostare la lotta vincente al terrorismo risieda nella diagnosi sbagliata che ne facciamo, e se è errata la diagnosi la terapia sarà a priori sbagliata ed inefficace. L'Europa si è illusa di poter rimuovere il fenomeno religioso dalla cultura, dall'educazione, dalla vita sociale e dalla sua Costituzione. Per questo ormai non ha più neppure le categorie mentali del religioso, e di conseguenza non è attrezzata a capire i milioni di islamici che vivono in Europa, o nel mondo, per i quali la religione impregna e orienta ogni aspetto della vita. Attivare percorsi di de-radicalizzazione delle decine di migliaia di giovani fanatizzati, e più in generale provare ad aprire percorsi di integrazione, è totalmente impossibile se si pretende di prescindere dal dato religioso.

Il primo passo che dobbiamo fare è quello di capire la cultura degli islamici, e il secondo, altrettanto indispensabile, è quello di riscoprire le radici della nostra cultura che sono greco-giudaico-cristiane.

Spesso le ideologie ci accecano di fronte ad un dato storico di ogni tempo e di ogni luogo: è dalle teologie che discendono le antropologie e quindi le sociologie. Cioè a seconda dell'immagine che si ha di Dio, ne consegue una certa immagine di uomo e quindi di società.

La modernità nasce nell'Occidente cristiano il cui Dio è "Logos", "Pensiero", che chiede di studiare e interpretare i testi sacri e di non prenderli alla lettera.

L'Occidente produce l'Illuminismo, che era certo anticlericale contro la Chiesa di potere, ma che era figlio diretto e legittimo del cristianesimo. L'illuminismo porta con sè la laicità come principio di libertà,  anche se oggi siamo passati al laicismo e paradossalmente lo viviamo come una religione. L'Occidente ha commesso violenze e crimini, ma ha regalato all'umanità libertà e democrazia: dobbiamo ricordarlo per non buttare il bambino con l'acqua sporca.

I fondamentalisti islamici considerano bestemmia la laicità, la libertà di pensiero, la libertà religiosa, la libertà sessuale, la parità tra uomo e donna.

Su questo piano bisogna fare i conti col dato di fatto, oggettivo e duro come un sasso, che l'ONU nel 1948 ha emanato la "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo".

Ma purtroppo i circa 50 Stati islamici del mondo hanno ripudiato tutto ciò, e quindi le loro Costituzioni non prevedono quei diritti, e le loro leggi sono modulate di conseguenza e modulano il pensiero dei loro popoli.

Fanatismo e fondamentalismo sono patologie letali che attingono a quella visione del mondo e che armano prima le menti e poi le braccia dei terroristi.

Che ci piaccia o no, che si sia credenti o no, è per questo motivo che il dialogo tra le religioni è assolutamente essenziale non solo per esse stesse, ma per le società, per gli Stati e per la pace nel mondo.