Newsletter n°4 - Marzo 2020

Lun, 23/03/2020 - 12:55 -- nazionale

UNA CRISI DRAMMATICA

Cari amici,
La crisi in cui ci troviamo ha un carattere drammatico che colpisce direttamente le persone, le getta nello sconforto e nell’angoscia e, allo stesso tempo, colpisce il sistema economico del Paese tanto da gettare un’ombra scura sul suo futuro.
La dimensione di questa crisi è tutt’altro che locale ma planetaria. Solo che colpisce il nostro Paese e in particolare alcune sue regioni in modo più pesante.
Basti richiamare dalle cronache di questi giorni alcuni fatti: neppure a Wuhan si sono raggiunte cifre e percentuali tanto spaventose. In Cina – se i dati possono essere considerati attendibili – la letalità media è stata del 2%, meno della metà in Corea del Sud. In Italia il contagio è partito prima, ora i tassi di crescita di Paesi come Spagna, USA e UK, sono in forte ascesa. In Lombardia muore circa il 10% dei malati, contro il 2,6% del Veneto. A Bergamo il 64% dei po­sitivi ha bisogno di essere ricoverato in ospedale, più del doppio di quan­to avviene in Veneto. In Germania, su 15 mila casi, i decessi sono 43. In Lombardia, su oltre 20 mila casi, sia­mo a poco meno 2.000 vittime e ol­tre 1.000 ricoverati in terapia inten­siva.
Sono cifre che in questi giorni si inseguono sui media e che evocano una catastrofe i cui confini non è dato conoscere ma che intanto creano allarme.  Ilaria Capua, virologa presso l’uni­versità della Florida, chiede di fare presto a capire il perché di questo concentrarsi del fenomeno: se l'ano­malia conquista Milano «potremmo assistere a un’ecatombe: ipotizzabi­le in altre grandi città, come Londra, Berlino e Parigi».  La domanda sul perché in questo territorio il virus sia tanto concen­trato non trova una risposta certa anche se è probabile che si siano create le condizioni in seguito ad una combinazione di fattori. È una terra di nessuno in cui virologhi eminenti come il prof. Galli del Sacco, hanno dovuto scusarsi per aver minimizzato il problema.
Non è un caso che chi prova a spiegare quanto sta accadendo chiami in causa anche smog e sostanze tossiche particolarmente concentrate in quelle zone della Padania. Non vi sono prove scientifiche ma il collegamento può avere un suo senso e in ogni caso aiuta a fare una considerazione.

 

UNA CONNESSIONE CON CUI FARE I CONTI

Il mondo che abitiamo è oggi globale, in esso si sono moltiplicate e favorite le connessioni, i trasporti e i collegamenti ed è questa ormai una condizione imprescindibile con cui convivere. Una situazione che offre molti vantaggi ma che porta con sé, come sperimentato in queste settimane, anche la facilità di con-tagio dovuto appunto ai contatti facilitati. Segnalava Magatti come vi sia stata una superficialità «con cui si sono valutate le implicazioni dell’aumentata connessione. Il riscaldamento globale, il terrorismo, le grandi migrazioni, le tensioni sui dazi, l’instabilità economica, le epidemie planetarie. L’elenco dei problemi che derivano dalla ristrutturazione del con avvenuto a fine ‘900 è lunghissimo». Grandi cambiamenti di cui non si è saputo prevedere la portata. Sono anzi nate numerose istanze portate a risolvere i problemi con forme di chiusura, nazionalistica, sovranistica, ecc. Ma non può essere questa la strada.
Oggi non è possibile disincagliarsi dal destino comune creato dall’interconnessione globale. Non tanto nel presente, quanto nel futuro immediato occorrerà ripensare a fondo questo tema per reggere, come suggerisce il sociologo della cattolica «la co-abitazione nel mondo iperconnesso possibile».
C’è un tema che riguarda le responsabilità personali, i singoli comportamenti (che contano come si vede in questi giorni) e che hanno conseguenze sugli altri abitanti della terra e c’è un tema che riguarda le istituzioni, i luoghi dove è possibile studiare, realizzare efficaci strumenti di contrasto, offrire garanzie in tema di sicurezza.

 

PROGETTARE IL FUTURO

Come sappiamo in tutto ciò ha una grande responsabilità-potenzialità la politica.
Anche in questo caso vi è una valutazione sul presente, sulla gestione della crisi, ma dobbiamo mettere in conto, allo stesso tempo, ciò che sarà domani, all’uscita di questo tunnel angosciante. Da più parti si è utilizzata la metafora della guerra mondiale, una guerra particolare rispetto cui nessun Paese può dichiararsi neutrale. L’epidemia è qualcosa di impalpabile che non tiene conto di confini o di trattati. La metafora della guerra porta con sé l’evocazione di un’altra immagine: il dopoguerra. Ovvero cosa si dovrà fare domani.
Il punto è ancora una volta politico: si pensi al danno che la pandemia farà ad un’Europa che nei fatti sembra non esserci o comunque risulta inefficace, poco credibile e autorevole (anche perché non le sono state affidate le risorse adeguate: in USA il governo federale gestisce direttamente il 20% delle risorse della nazione, la UE l’1%). Si apre uno spazio Inedito per la costruzione o ricostruzione dell'Europa politica.
Risulta ormai evidente che le conseguenze sanitarie e sociali di questo periodo saranno tali da aprire scenari inediti. La straordinarietà della situazione apre veramente nuovi orizzonti anche in campo politico-economico.
E il fermo-immagine della comunità scientifica mondiale che collabora per fronteggiare il virus e individuare il vaccino, è un esempio di come a problemi globali si risponde unendo le forze e con competenze globali. Le competenze sono un tema che dovrà fare da guida per molte scelte future.

 

ECONOMICISMO E UMANESIMO

Che politica servirà per venir fuori da questa guerra. C’è già chi parla della necessità di un piano Marshall. Non sarà così semplice e forse, soprattutto, non dovremmo aspettarcelo dall’America. Tra l’altro mancano le condizioni politiche che allora spinsero gli Usa ad intervenire a favore dei Paesi dell’Europa Occidentale distrutti dal conflitto. E, se si volesse notare l’ironia della storia, in questi giorni ci giungono aiuti dalla Cina, da Cuba, dalla Russia. L’altro motivo di intervento esiste ed è drammatico: la crisi economica che dobbiamo prevedere il covid-19 causerà agli stati, a cominciare dal nostro.
I provvedimenti radicali presi in questi giorni non potranno che causare un forte indebitamento. Alcune stime parlano di una decrescita del Prodotto Interno Lordo italiano di circa 5 punti. Anche se altri, cominciando da Tito Boeri, ritengono la previsione prematura e vorrebbero attendere il PIL del primo trimestre. Certo l’Italia aumenterà e di molto il suo disavanzo in seguito ai danni prodotti dall’epidemia. Ma non si tratta di un disavanzo da spesa corrente e si dovrà trovare il modo nel contesto europeo di far valere questo argomento aprendo la strada a risorse, come ad esempio gli ipotizzati eurobond, in genere tutt’altro che graditi ai Paesi del Nord Europa. Soluzioni che potranno risultare, in ultima analisi, utili all’intero continente e che, sul piano politico, potranno favorire la crescita di un’Europa coesa. La sospensione del patto di stabilità sarà con ogni probabilità un punto di non ritorno che chiede di ripensare interamente l’assetto economico.  Dobbiamo augurarci un’Europa più politica che non lasci alla sola politica monetaria la responsabilità delle decisioni.
Chi dovrà rispondere di questa situazione? In primo luogo l’Europa che si gioca in questo frangente molto della sua credibilità e del suo futuro. Un incoraggiamento da questo punto di vista viene dalle ultime decisioni della BCE e dalla possibilità di utilizzo incondizionato del Fondo Salva-Stati (anche se un economista come Quadrio Curzio si è dichiarato piuttosto scettico).
Ciò che si può intravvedere fin d’ora è la necessità di una politica, nazionale ed europea, assai diversa. Usciti dal tunnel, in quella che sarà inevitabilmente una fase di ricostruzione, bisognerà lasciare da parte la demagogia degli strilloni nostrani e le soluzioni portate al rabbercio e al piccolo cabotaggio.
Servirà una nuova classe politica fatte di persone in grado di pensare in grande, di disegnare uno scenario intorno a cui catalizzare risorse e consensi e di mettere a punto un piano concreto e condiviso in grado di sollevare il Paese e di rilanciarlo verso una nuova fase di sviluppo. Ma il tema non è solo economico. Dietro le morti di questi giorni, il dolore, la sofferenza, l’impegno eroico di chi opera in prima linea, vi è una grande chiamata alla responsabilità: serve una politica non attestata sull’economicismo ma capace di dare alle soluzioni economiche un respiro umanistico, una politica in grado di svincolarsi da una logica quantitativa dettata da un potere finanziario tanto invisibile quanto invasivo.  È un impegno che dobbiamo assumerci fin d’ora.
Sui temi qui rapidamente richiamati interviene la NOTA POLITICA dell’associazione, che invito tutti a leggere e a cui dobbiamo dare la massima diffusione.

 

IN QUESTE SETTIMANE 

Da parte nostra in queste settimane possiamo, per la nostra piccola parte, proporre una riflessione che aiuti a leggere questo drammatico presente e favorire uno sguardo che si spinga sul dopo.
Là dove abitiamo, con gli amici con cui ci sentiamo, proviamo a far circolare idee, chiavi di lettura, commenti a quanto accade. Ai responsabili dei Circoli e ai vari referenti sul territorio invieremo alcuni articoli con commenti significativi apparsi sulla stampa perché possano essere utilizzati come approfondimento e dibattito.
Abbiamo poi deciso di pubblicare alcune NOTE POLITICHE che, secondo il metodo che caratterizza Argomenti, costituiscano una elaborazione politica a sua volta frutto di confronto tra gli amici del direttivo. Le note verranno inviate anche alla stampa, ai parlamentari e ai responsabili dell’associazionismo. Ma contiamo sulla capacità di ciascuno di voi per una diffusione ampia anche sui social. Nei prossimi giorni apriremo un ampio dibattito sul sito aprendo una nuova sezione.

 

UNA NUOVA SEZIONE DEL SITO

Apre in questi giorni una nuova sezione del sito argomenti2000.it: "Multimedia".
In questa pagina saranno caricati video di approfondimenti, interviste, audio, ecc., utili a favorire il dibattito e lo studio di tematiche attuali.
Se si vuole contribuire alla crescita della pagina si può segnalare o inviare i propri contenuti, canali Youtube o altro a info.cerses@gmail.com
Per favorire la diffusione e il dibattito è utile che ognuno di noi condivida le notizie sui canali social e di messaggistica.
Viviamo giorni difficili in cui ciascuno sperimenta nel modo più drammatico il senso del limite di ogni persona, della scienza, del potere. È dentro questa esperienza che possiamo recuperare l’importanza delle domande di senso che ci accompagnano, cogliere il valore delle relazioni umane, di una visione solidale della società, il senso delle religioni che da sempre offrono risposte agli interrogativi più radicali dell’uomo. Una fase in cui siamo più portati a pensare e a riflettere. Cogliamo questo momento.
Ciascuno, come può, non rinunci ad annunciare speranza, fiducia nel futuro.
Un caro saluto
Ernesto Preziosi

 

NOVITÀ SUL SITO

EDITORIALI

Un digiuno che può fare bene di Riccardo Saccenti

Solidarietà, costituzione e misure antivirus di Renato Balduzzi

Una riflessione sul rispetto delle regole e… sulla giustizia di Pasquale Lattari

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Il grande fratello e le autorità sanitarie... di Giuseppe Cannella

Se le frontiere si chiudono di Maurizio Ambrosini

In ricordo di Maria Dutto di Ernesto Preziosi

 

DENTRO LA NOTIZIA

Gli anziani al macero di Antonello Menne

Contrasto al contagio: una opinione di Paolo Pizzichini

Un buon accordo di Savino Pezzotta

Il limite di Christine Lagarde di Mino Taricco

 

VERSO EUROPA 2020 a cura di G. Saonara

Tra rappresentanza e asimmetrie