Livorno: uno sbigottito dolore

La mia città, Livorno, è andata sott’acqua. Non quella del mare, che noi livornesi conosciamo, amiamo, temiamo e in qualche modo sappiamo affrontare; ma la pioggia, tanta, esagerata. E’ rotolata giù dalle colline e ha travolto noi, i nostri affetti, le nostre cose. Ieri abbiamo sepolto i morti. Oggi continuiamo a spalare, rimettere e rimettersi in piedi. C’è un buon clima di solidarietà, a parte qualche sbavatura istituzionale.

Faccio un lavoro che normalmente interessa a nessuno, sto al CNR e mi occupo di protezione e conservazione del suolo. Per via di questo, ora come in casi simili, c'è chi vuole commentare con me quello che è successo, il perché e cosa fare.

MA NON HO PIU' VOGLIA. E allora dici che si deve partire dalla natura da rispettare, dal nostro bel paese fortemente antropizzato, dai fenomeni di urbanizzazione non adeguatamente regolati. Dici che prevenzione e monitoraggio costante devono essere routine per il buon governo del territorio. Ma sono cose che devi ripetere ogni volta. E io non ho più voglia di parlare ancora disoil sealing, non ho più voglia di parlare di runoff vs infiltration, di portate dei fiumi, non ho più voglia di parlare di protezione del suolo, di cambio climatico...

E' GIA' TUTTO SCRITTO. Quello che si deve sapere è già stato detto. E' già tutto negli articoli scientifici, nei rapporti tecnici, nei progetti internazionali, nelle strategie tematiche dell'UE, nei progetti di legge che non si riesce ad approvare...

E perfino i commenti seri sui giornali degli esperti, richiamati in servizio alla bisogna, diventano stucchevoli inutilità.

E POI SI RICOMINCERA': un permesso qui, una deroga, un abusino là, che male c'è, quest'opera serve ma si farà poi, ci son cose più urgenti... Gli stessi che ora strillano scandalizzati domani torneranno a giustificare l’abuso per necessità. Si perdono le elezioni se si parla di ambiente. Si percepisce la protezione dell’ambiente come un costo e un fastidio, non come un investimento.

FINO AD ALTRI GIORNI DI SBIGOTTITO DOLORE.

Di Roberto Pini