Il ruolo dell’associazionismo

Che ruolo hanno avuto i cattolici nel Risorgimento nazionale? Sono stati davvero solo a guardare, estranei alla politica in seguito al Non expedit? E oggi che rapporto hanno con lo Stato? Le associazioni possono ancora svolgere un ruolo nella formazione? Sono questi gli interrogativi che si trovano nelle prime pagine del volume “Un nuovo Risorgimento”, edito dalla San Paolo, che abbiamo presentato a Bisceglie, con un pubblico numeroso ed attento, in occasione della manifestazione “Libri nel borgo antico“.
Il libro racconta la storia del bolognese Giovanni Acquaderni che, insieme al viterbese Mario Fani, è tra i fondatori dell’Azione Cattolica: i laici si associano, diventano soggetto nelle dinamiche ecclesiali, in quelle sociali e in quelle politiche. Si chiamano fuori dal nuovo Stato ma in realtà operano tra il popolo, fondano una miriade di opere sociali: piccole banche, assicurazioni, iniziative per agricoltori e operai; fondano giornali e piccole case editrici.
È il movimento cattolico che si diffonde costruendo una rete capillare ed efficace di cui si vedranno gli effetti quando, cento anni fa, Sturzo fonda il Partito Popolare.
Parlare di questa storia in un momento in cui molti osservatori criticano l’afasia dei cattolici in politica, ha il valore di aprire un dibattito, è un modo per richiamare ognuno alla sua responsabilità. Non per darsi da fare tanto per esserci, bensì per offrire al Paese un contributo generoso e gratuito. Le associazioni cattoliche, e vorrei dire l’Ac in primo luogo, oggi possono giocare ancora un ruolo: nella stagione delle disintermediazioni in cui i leader (veri o presunti) si rapportano direttamente al popolo, questa storia ci dice dell’importanza della elaborazione culturale e della formazione. L’associazionismo cattolico ha contribuito a dare una visione culturale si cattolici italiani, evitando facili identificazioni con i leader di turno. È un compito tornato oggi di grande attualità.

di Ernesto Preziosi