Il Giubileo, la Misericordia, il Concilio e l'incontro con il mondo

Martedì, 22 Dicembre, 2015

L'apertura della porta santa trasmessa dai media in tutto il mondo, ha fatto puntare i riflettori sul Giubileo, non tanto sul rito, sulle forme, peraltro rese semplici, normali, comprensibili da tutti così come dovrebbe essere ogni liturgia, ma sul significato essenziale di questo evento: proporre al mondo di oggi, a tutte le persone e alla loro fatica di vivere, il messaggio cristiano come un messaggio di misericordia.

Papa Francesco ha inteso collegarsi esplicitamente al grande evento del Concilio.

" Oggi, qui a Roma - ha detto parlando in piazza San Pietro - e in tutte le diocesi del mondo, varcando la Porta Santa vogliamo anche ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio spalancarono verso il mondo ". Il Concilio non può essere ricordato solo " per la ricchezza dei documenti prodotti " che ci fanno verificare " il grande progresso compiuto nella fede ", ma perché " il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario ". Non è una sottolineatura da poco perché veniamo da anni in cui, a vari livelli, voci anche autorevoli si pronunciavano sul concilio soprattutto per addebitargli le cose che non andavano. Confondendo la causa col con il rimedio, la malattia con la medicina. I ritardi, le incertezze e tante deformazioni della stessa prassi ecclesiale andrebbero in realtà messi in conto al rallentamento del cammino conciliare, alla difficoltà di intraprendere quella stagione di rinnovamento che doveva accettare la sfida in campo aperto con la modernità più che ripiegare verso lidi solo apparentemente rassicuranti.  Il concilio segnava una strada nuova da percorrere. Ha detto ancora Papa Francesco:

" Era la ripresa di un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dove c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo e portare la misericordia e il perdono di Dio. Una spinta missionaria ". Un cammino che " dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo ".

Il Giubileo sta qui: " ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a conclusione del Concilio ".

Come non ricordare Giovanni XXIII che, in apertura del Concilio, disse che la chiesa " preferisce la medicina della Misericordia"? Quel messaggio attende di essere compreso interamente: la chiesa non è di fronte o contro al mondo, la chiesa è nel mondo e ascolta le ansie e le speranze dell'umanità, non contrappone una dottrina, annuncia Cristo, la potenza salvifica della sua Parola e lo fa con la "medicina della Misericordia". É il messaggio dell'incarnazione, di Dio che viene nel mondo, ad abitare tra noi e si fa prossimo, sanando le ferite dell'umanità.

Una strada nuova, su cui una chiesa povera e autentica, capace esemplarmente di chiedere perdono per gli errori commessi e, allo stesso tempo di far pulizia al suo interno, si è incamminata.

Questa via non comporta alcuna rinuncia al deposito della fede "certa ed immutabile" bensì la conversione del cuore, il discernimento dei segni dei tempi e un rinnovato slancio missionario.