Gli anziani al macero

Stanno morendo negli ospedali della Lombardia, abbandonati nei corridoi, senza neppure il conforto dei propri cari. Entrano terrorizzati e in poche ore inizia per loro il girone infernale.
Entrano impreparati e fragili, chiedono conforto alle infermiere, le quali sono anche costrette a raccontare delle bugie. Chiedono di poter parlare con i figli, con qualcuno che li rassicuri, ma non possono. Nel volgere di qualche minuto vengono isolati dal mondo e, spesso, nel giro di qualche giorno si spengono in silenzio col peso di una terribile solitudine.
Così stanno morendo gli anziani colpiti dal coronavirus.
Poi alle 18 il bollettino della Protezione civile. Ogni giorno una sottolineatura terribile: l’80% dei deceduti aveva più di 70 anni e aveva qualche malattia pregressa. Quindi il sospiro di sollievo. Alcuni giovani imbecilli, che fino a qualche ora fa affollavano i locali della movida, spavaldi hanno affermato: “finché non ci dicono che questa epidemia colpirà anche noi giovani, noi continueremo la nostra vita per dare una mano all’economia”. Terribile, semplicemente terribile.
Molte Case di Riposo della Lombardia sono diventate dei veri e propri lazzaretti: “se il coronavirus entra in una casa di riposo, può essere uno sterminio”, ha dichiarato un medico. È quello che sta succedendo.
Tra Bergamo e Brescia i forni crematori vanno ormai 24 ore su 24 e nei cimiteri non c’è più posto. Molte salme vengono trasportate altrove, neanche il conforto della terra amica. Mentre tanti, troppi irresponsabili continuano a violare il comando di stare in casa per arginare il contagio.
Così stanno morendo i nostri anziani, abbandonati e dimenticati da tutti. Non si parla di loro nei telegiornali o nei social. Sono destinati al macero, oramai inutili dentro il nostro egoistico istinto di sopravvivenza.
Ma se appena appena ci fermiamo a riflettere, a loro, agli anziani che stanno combattendo la battaglia più difficile, dobbiamo dedicare almeno un momento della nostra giornata. Sono loro che hanno costruito le basi della nostra vita agiata, che hanno dato spessore ai valori che sono nella nostra Costituzione, che hanno lavorato sodo nelle fabbriche e nelle campagne per consentire a noi di studiare e di affermarci. Ai nostri figli, oggi più che mai, dobbiamo portare l’esempio dei nonni per mantenere viva la loro testimonianza di vita per quando dobbiamo, a testa bassa, ripartire.
di Antonello Menne