Dopo l’assemblea del PD, tornare al progetto

Mercoledì, 23 Maggio, 2018

Renzi sì, Renzi no… eppure, al di là delle posizioni interne al Partito Democratico, e di come la si possa pensare, credo che l’Assemblea nazionale del partito di sabato scorso abbia segnato il cambio di passo nel condurre la vita all’interno dello stesso Pd, quantomeno nelle modalità.

Per primo il reggente Maurizio Martina ne ha dato prova nel corso del suo intervento, ribadendo la necessità di tornare a prendersi cura della vita del partito, dei suoi circoli, dei territori: tornare prima di tutto ad ascoltarsi, perché le grandi sfide che ci attendono le possiamo affrontare solo attraverso una democrazia realmente paritaria (ecco perché è ora di dire, per esempio, un no chiaro al tema delle pluricandidature nelle liste elettorali). Insomma, la priorità va data alle idee ancor prima che ai nomi: per uscire dalla logica del “chi sta con chi” e tornare a lavorare sui progetti. Un’ottica più sintonica e unitaria.

E dunque dentro uno scenario tutto nuovo che ci apprestiamo a vivere, che riguarda la vita politica dell’intero Paese e che sta mettendo in ansia l’Europa democratica, anche il Pd deve fare i conti quanto prima con le proprie posizioni - partendo dall’opposizione - tenendo però sempre alto lo sguardo verso il bene del Paese con un forte senso di responsabilità. Non è questo il momento del sedersi sulla riva del fiume e attendere, anche perché non è detto che ci saranno cadaveri che passeranno nell’immediato. Non dimentichiamo che la Lega salviniana vanta ormai una lunga e duratura esperienza di amministratori locali nelle Regioni e nei Comuni del Nord.

Occorre saper leggere i bisogni del Paese: è di queste ore il nuovo dato Istat sull’aumento della popolazione in stato di povertà assoluta (abbiamo superato i 5 milioni di persone) e occorre saper interpretare anche gli scenari politici che in queste ore vengono a configurarsi. Il nuovo governo non avrà possibilità di ampliare i servizi in modo considerevole, di “muovere” molto dal punto di vista economico, perché la “coperta” è quella ed è corta, e allora è probabile che la nuova maggioranza metterà mano a tutto ciò che riguarda i diritti delle persone con una impronta sicuramente populista: che poi non è altro che il dato che ha reso vincenti la Lega e il M5s, configurando così una nuova e preoccupante cultura politica per il paese.

A questi bisogni e a questi scenari occorre saper rispondere in modo del tutto nuovo: coltivando finalmente un centrosinistra che, attraverso il dialogo e forme innovative di apertura e di inclusione, sia capace di aggregare forze nuove provenienti soprattutto dalle molteplici esperienze dell’associazionismo civico anche prepolitico presenti in tantissime aree e realtà del Paese, anche le più periferiche. La speranza non è persa.