Culture storiche del PD in un momento travagliato

Sabato, 17 Novembre, 2018

E’ innegabile che l’avvicinarsi della data del 18 gennaio 2019 avrà ripercussioni sul cattolicesimo democratico.

A 100 anni dall’appello ai liberi e forti, in un contesto stranamente e pericolosamente simile a quello di un secolo fa (sia dal punto di vista geopolitico e della sfiducia verso le istituzioni liberali, che della voglia di uomini forzuti, ma anche per l’attuale contesto elettorale nazionale basato sul proporzionale), si riproporrà la questione del Che fare?

Cosa farebbe don Sturzo oggi? Ci inviterebbe a costituire nuovi partiti DI cattolici? Ci proporrebbe un Partito unico cattolico? Ci chiederebbe di essere sale e lievito nelle formazioni civili già esistenti?

Premessa

Prima di avviare il discernimento immediato, occorrerebbe ritornare alle pagine di G. Dossetti sulle forze non-umane (demoniche) che influenzano la storia, contro il diffondersi del Regno di Dio e contro la fioritura delle persone, delle culture, delle religioni, delle città, dell’ecosistema.

Anche rileggere certe pagine di Giovanni Bianchi sarebbe importante, soprattutto quelle che recuperano la dimensione della politica estera (su tale versante anche Guido Formigoni si è speso molto).

Occorrerebbe, inoltre affidarci alla benevola vicinanza dei due MORO, “patroni della politica”: Tommaso ed Aldo!

Cattolici e politica in Italia oggi

Molte inchieste sociologiche dicono che il voto cattolico si è secolarizzato, cioè non si aggrega intorno alla difesa o promozione di valori ecclesiali, ma per la promozione di interessi e idealità “secolarizzate” (destra-sinistra; populismo contro elites; esigenze legate alla tutela del proprio settore lavorativo o imprenditoriale).

Diversi cattolici hanno però scelto da tempo di votare e militare per forze di destra, anche quelle identitarie. Alcuni cercano così di bloccare il corso di aggiornamento ecclesiale scaturito dal Concilio Vaticano II (1962-1965). Pertanto, la prima domanda per il discernimento anche per Argomenti è: “come salvaguardare e rilanciare gli apprendimenti conciliari, traducendoli nel contesto socio-civil-istituzionale?”.

L’area che dovrebbe promuovere e ricordare il Concilio Vaticano II appare frantumata, disillusa, ammalata della stessa malattia che sta rattrappendo i corpi intermedi (sindacati, giornali di tendenza, associazioni storiche come ACI e ACLi, ma anche CL).

I teorici della identità senza il Concilio hanno trovato qualche sponda in USA (ambienti religiosi legati ai repubblicani per Trump) e Russia ( ambienti culturali vicini alla dirigenza che appoggia Putin) e nella saggistica cristiana in USA: vedasi il saggio di Rod Dreher, l’Opzione Benedetto, che invita a ricreare un microcosmo benedettino, in attesa che passi la bufera ( il libro non dovrebbe affatto citare il Concilio Vaticano II e questo è un indice della scelta di campo che propone; ne ha scritto R. Righetto su Avvenire il 20 giugno scorso).

E’ da segnalare che il filosofo Massimo Cacciari , intervenuto al FORUM PD di fine settembre, ha messo in guardia dal fatto che senza cattolici democratici si ha un impoverimento ed una fragilizzazione delle istituzioni liberali inclusive (egli ricordava che De Gasperi e Adenauer e Schuman erano cattolici e fecero la Europa di tutti, non solo dei fedeli in Cristo!!!!)

Prima griglia di domande per il discernimento

Su Avvenire ma anche su Argomenti 2000 o su siti di ispirazione cattolico-democratica come C3Dem, sono emerse alcune possibili strade, che costituiscono scenari alternativi:

Ecco le possibili strade:

  • Creare una fondazione che prepari all’impegno politico (proposta di G. Campanini)
  • Abbandonare per un po’ l’impegno politico e legislativo, per ritornare a formare le coscienze ( proposta di F. D’Agostino)
  • Creare un partito di Centro alleato con le Sinistre (ad esempio DEMOS che si allea con il candidato PD  Zingaretti)
  • Creare un partito comunque ispirato cristianamente, ma senza precisi impegni di alleanza con le sinistre (rete Bianca)
  • Cercare di rilanciare il progetto del Partito Democratico
  • Fare da entristi nel m5S, e cercare di condizionarlo dall’interno
  • Creare un nuovo (ma vecchio) partito a destra del PD, che avrebbe la fisionomia della Margherita/Asinello
  • Essere presenti in partiti a sinistra del PD, per esprimere radicalmente esigenze di giustizia sociale e uguaglianza

Altre prospettive sono comunque presenti nell’ampio Dossier ospitato da Avvenire ed al quale rimando: https://www.avvenire.it/opinioni/cattolici-e-politica

Seconda griglia di domande per il discernimento

Parto da una frase ascoltata a Roma nel seminario di lavoro a settembre 2018  e che riporto in sintesi: ci si impegna con le nostre idee nel PD, ma se il PD non sarà ospitale verso queste idee, troveremo un nuovo contenitore nel quale impegnarci.

Io personalmente ho questa sensazione eretica: il PD (senza i fuoriusciti in LEU che erano il perno aureo della c.d. ditta PCI-PDS-DS, ma soprattutto dopo il tramonto della rivoluzione marxiana) è un partito di Sinistra democristiana. Ha il gap che molti militanti e quadri non percepiscono come tale, pensando di essere in un partito neoberlingueriano. Ma non è così, a mio avviso, il PD ha una vocazione più neomorotea che neoberlingueriana: lo statista di Maglie aveva chiara la lezione di San Tommaso e di J. Maritain sulla importanza di riconoscere le pluralità, per valorizzarle, articolandole in una trama riccamente unitaria (“unire per distinguere, distinguere per unire”), mentre Berlinguer aveva forse una visione irenica e semplificatoria della possibile fusione tra mondi distinti (il riferimento è alla sua interpretazione del dialogo tra cattolici e comunisti nel cosiddetto compromesso storico, distinto dalla strategia di A. Moro della solidarietà nazionale e che avrebbe dovuto inaugurare una fase unitaria senza più conflitti). In questa fase, è da recuperare la lezione di dedicare tempo alla sapiente tessitura di relazioni vivide e vitali tra istituzioni e corpi intermedi.

Tre delle culture storiche su cui si basa il patto del PD attraversano un momento travagliato: la cultura socialista e post-comunista non gode di appeal in Europa (soltanto in Spagna è al Governo); la cultura liberal-socialista (la terza via di Blair) rischia di virare decisamente verso una destra moderata; la cultura dei diritti civili ha dato tanto al PD, ma deve affrontare pluralmente alcuni nodi etici esigenti (anche diversi laici contestano l’utero in affitto, altrimenti noto come maternità surrogata).

Le uniche due culture storiche che a mio avviso costituiscono una sorgente fresca, dissetante, dal lungo respiro sono la cultura cristiano democratica (uso questo termine su suggerimento di G. Brunelli, ascoltato ad Orciano ai primi di settembre 2018) e la cultura ambientalista (v. il recente successo in Germania, mentre in Italia la dimensione ecologica del M5S è fortemente ridimensionata dal capo politico che ha scelto la via dell’assistenzialismo, del populismo, alleato delle politiche identitarie della Lega Nord).

Le domande riguardano che visione abbiano noi del PD:

Il PD è un morto che cammina? E’ un morto che già puzza da quattro giorni? E’ come Lazzaro, amico di Gesù? Se la risposta è questa, occorre investire moltissime energie per cimentarsi nella resurrezione del PD

Il PD è un gruppo ossessionato dai suoi demoni (uso il rifermento demonologico, citato anche da Mario Giro, al momento della fondazione di DEMOS)? Allora occorre investire molta energia per esorcizzarlo (non tanta quanta ce ne vuole per la resurrezione, ma comunque in misura ingente)

Il PD è come un otre nuovo, soltanto rotto in più punti? Andrebbe riparato al più presto con l’aiuto di tutte le culture.

Il PD è un otre vecchio? E’ un capitolo chiuso del libro della storia politica delle sinistre italiane? Allora occorre ringraziarci per quanto abbiamo fatto, e cercare luoghi innovativi.

Il PD è un seme faticosamente piantato, che agisce nel terreno buono di quello che è stato l’Ulivo? Allora occorre impegnarsi per promuoverlo, per curarlo, per farlo crescere.

La domanda più importante è questa: le culture in via di esaurimento tra gli elettori e nell’opinione pubblica saranno disposte ad accordare ascolto alla cultura cristiano democratica ed ambientalista? In che forme istituzionali (dipartimenti, forum, seminari, quote …dedicate nelle liste elettorali?).

Oggi molti cattolici in Europa hanno timore di ipotetiche invasioni africane, irregolari e minacciose. Il nero e la nera sono dipinti come stranieri, ostili, forestieri, portatori di cose non piacevoli, disturbatori della quiete privata e pubblica. Invece, Papa Francesco, provvidenzialmente, invita ad avere uno sguardo diverso verso rifugiati, migranti ambientali, migranti per povertà. Ecco, prima si parlava di culture politiche nel PD: mi sento di poter segnalare una terza cultura politica, quella africana, che è riassumibile nelle vicende di Nelson Mandela e del vescovo Desmond Tutu, a cui non pochi leader e dirigenti del PD si sono richiamati negli anni scorsi!

Il 15 novembre 2018, Avvenire ha intervistato il pensatore senegalese Felwine Sarr sulla nuova Africa.  Vengono espressi concetti relazionali e democratici che anche noi europei potremmo imparare.

I concetti sono quelli di:

TERANGA (ospitalità e reciprocità), UBUNTU (siamo persone grazie alle altre persone, noi siamo perché io sono e viceversa), IMIHIGO (un concetto ruandese su come raggiungere insieme dei risultati, per far incontrare teoria e prassi).

Il PD dovrebbe diventare un luogo per ospitare il pensiero e le riflessioni di giovani africani, su Ubuntu, Imihigo, Teraga.  Gli africani possono imparare dagli europei, ma anche gli europei hanno molto da imparare dagli africani!

https://www.avvenire.it/agora/pagine/afric-e2ee36db22be4c718e598730db19ce9c

Il posizionamento di Argomenti 2000

Rispetto alla prima griglia di domande, ritengo che Argomenti dovrebbe porsi come protagonista ed enzima di dibattiti nei territori.

Rispetto alla seconda griglia di domande, Argomenti 2000 potrebbe comportarsi come influencer, come stakeholder verso i programmi dei candidati segretari PD regionali e nazionali.

Questa posizione avrebbe due dimensioni positive: far sì che Argomenti 2000 entri nel dibattito nazionale e regionale del PD, ma senza schierarsi; lasciare liberi i soci di parteggiare per questo o quel candidato PD, ma con l’accortezza di influenzare …dall’interno il proprio candidato su un elenco di punti per noi imprescindibili.

Elenco dei punti su cui esercitare influenza

  1. Impegnarsi per avere in ogni regione italiana una Legge sulla partecipazione come in Toscana o Emilia Romagna o Puglia o Provincia di Trento o Umbria. Nelle regioni indicate, dovremmo chiedere che il PD supporti seriamente queste innovazioni civiche. Dietro questa scelta vi è una netta presa di posizione per la democrazia di prossimità/democrazia deliberativa/democrazia partecipativa (v. studi di AIp2, Allegretti figlio Allegretti padre, L. Bobbio, Gelli, Floridia, Lewanski,  Mariotto, Morisi, Pellizzoni, Perrone, Pillon, I. Romano, Sclavi). La democrazia di prossimità fa risuonare il messaggio di Sturzo rispetto alla importanza dei municipi e della sussidiarietà orizzontale!!!
  2. Impegnarsi sui punti che Magatti e Becchetti hanno delineato all’incontro annuale di Argomenti 2000 di settembre 2018 sulla via della sostenibilità e sul cambio di paradigma.
  3. Impegnarsi per una politicizzazione della Laudato Si, come G. Formigoni ha recentemente proposto su C3dem. Ciò vuol dire proporre una alleanza tra cultura cristiano democratica e ambientalismo
  4. Impegnarsi per un reale efficace generativo pluralismo: prima di prendere una decisione vincolante occorre ascoltare per tot giorni tutti i punti di vista!!!! I cattolici son spesso stati manipolati o sfruttati come portatori di voto, senza che la loro cultura politica potesse pienamente esprimersi.

Rispetto alla risposta da dare alla seconda griglia di domande (quella più legata al PD), alla fine del processo che porterà al congresso nazionale PD (marzo 2019?), i circoli locali di Argomenti potrebbero rivedersi a Roma prima delle elezioni europee per prendere una decisione riflettuta, ricca di un percorso di discernimento approfondito ed accompagnato dalla preghiera dei ‘Santi MORO’.

La risposta alla prima serie di domande è a più ampio raggio e non dipende solo da noi, ma soprattutto dalla Provvidenza a cui, benché afflitti o emarginati o manipolati, ci affidiamo con gioia.