Cristiano, popolare e democratico: l'eredità gettata alle ortiche

Giovedì, 19 Novembre, 2020

In Svizzera esiste un partito di ispirazione cristiana, sul modello della ormai scomparsa Democrazia cristiana italiana. La sua denominazione cambia per ciascuna delle quattro lingue nazionali (tedesco, francese, italiano e romancio). Per il principio del federalismo che vige nel Paese, in ciascuno dei ventisei Cantoni (e semicantoni) il partito è comunque autonomo, sia pure unito a livello confederale. Il vertice del partito nazionale ha deciso di sottoporre ai suoi delegati, dopo aver interpellato la base, il cambio del nome per eliminare il riferimento cristiano contenuto nella “C” presente in tedesco, francese e romancio. Ciascun partito cantonale è però libero (per ora…) di mantenere la denominazione attuale. In Ticino, Cantone di lingua italiana, la denominazione attuale risale agli anni Settanta quando il partito ticinese eliminò il termine Conservatore.  

 

La decisione è ormai presa. Dopo che, tra iscritti e simpatizzanti del Ppd-Cvp-Pdc, il 61% si è espresso per eliminare il riferimento cristiano dalla “C” contenuta nel nome del partito, tocca ora ai delegati (cioè a quelli che contano davvero) confermare formalmente la proposta. Saranno loro infatti, il 28 novembre, a decidere di far sparire la denominazione “cristiano” ad un partito che ne ha fatto da sempre la sua bandiera, sostituendolo col più generico termine “centro”. In futuro quindi il partito potrebbe diventare, nelle quattro lingue, “Die Mitte”, “Le Centre”, “Alleanza del Centro” e “Allianza dal Center”.

Assistiamo così ad un paradosso. Il partito che in Svizzera nella sua denominazione attuale si definisce “cristiano”, vuole abbandonare questo patrimonio per guadagnare più consenso. Altri, invece, paladini del populismo e del nazionalismo in Europa e negli Stati Uniti, proprio per accaparrarsi il voto del popolo cattolico, si appropriano di simboli cristiani, brandendo crocifissi e rosari nei comizi, e occupando monasteri per la formazione di quadri dirigenti del movimento sovranista.

E non pensiamo che il Ticino ne sia esente. Personaggi come Steve Bannon – che chiede di decapitare (“come ai vecchi tempi dei Tudor", ma anche come certi terroristi jihadisti in Francia) i burocrati federali statunitensi che attuano politiche anti-covid – sono persino di casa a Lugano, invitati a cena da finanzieri come Tito Tettamanti che del Ppd è pure stato esponente di governo. Come è di casa Matteo Salvini, che ai salotti raffinati preferisce grotti caserecci con leghisti nostrani.  

A questi paladini del sovranismo e del populismo, il presidente Gerhard Pfister – che si vanta di aver frequentato scuole cattoliche, quasi che questo sia garanzia di chissà quale fedeltà al vangelo – vorrebbe cedere l’eredità ricevuta in cambio di un piatto di lenticchie.

È poi singolare che lo stesso Gerhard Pfister abbia insistito molto sulla terza lettera dell’alfabeto, senza preoccuparsi di altre due. Oggi, infatti, la denominazione del partito, "Christlichdemokratische Volkspartei" ("Partito popolare democratico-cristiano") e "Parti démocrate-chrétien" ("Partito democratico-cristiano"), per non parlare del ticinese “Partito popolare democratico”, racchiude in sé due altri termini che ne hanno caratterizzato la storia. Quel “popolare” e “democratico” scomparirebbero esattamente come il termine “cristiano”, gettando alle ortiche un patrimonio immenso, che non appartiene soltanto a coloro che si ritrovano in questa compagine.

L’intero sistema politico svizzero, infatti, perderebbe un partito che richiama, con esplicito riferimento, i valori della democrazia e del popolarismo (di sturziana memoria), in un momento storico come quello in cui stiamo vivendo, dove avanzano sovranismo e populismo, cioè (dis-)valori all’esatto opposto di quelli che si vogliono eliminare. Quasi nessuno ha notato questo dettaglio. E anche questo è molto significativo.