COMUNI SCIOLTI PER MAFIA

Giovedì, 30 Novembre, 2017

Intervista a mons. Francesco Savino, Vescovo di Cassano all’Jonio, dal QUOTIDIANO DEL SUD del 30/11/2017

1.   Monsignor Savino, la settimana scorsa il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro Minniti, ha deliberato lo scioglimento di ben cinque Comuni calabresi per infiltrazioni mafiose. E’ veramente così tanto difficile porre un argine al malaffare nella nostra Calabria?

La ndrangheta è purtroppo un’organizzazione che pesa molto nella vita della Calabria. Sciogliere i Consigli comunali in cui l’infiltrazione criminale è provata è doveroso ma non basta: occorre superare l’individualismo egoista e autoreferenziale che affligge molti calabresi e far crescere la cultura del “noi”, della responsabilità e della solidarietà. Ogni cittadino calabrese deve essere consapevole che le risorse sottratte all’economia sana ed alla buona amministrazione sono risorse sottratte agli anziani, ai disoccupati, ai bambini, ai giovani: sono risorse sottratte al futuro comune.

2.    Monsignor Savino, tra i cinque Comuni sciolti per mafia vi è anche il Comune di Cassano, che Lei conosce abbastanza bene, essendone, da circa due anni e mezzo, la guida spirituale. Secondo Lei, quali azioni un’amministrazione pubblica dovrebbe mettere in campo in Calabria e, quindi, anche nella città delle Terme, per porsi al riparo e allontanare finanche il sospetto di essere “non nemica” delle organizzazioni mafiose e di chi della legalità non ne fa il suo pane quotidiano?

Il primo antidoto è certamente l’onestà di chiunque operi in una pubblica amministrazione, sia per un mandato elettorale, sia per un rapporto lavorativo. Ognuno ha una quota di responsabilità, nessuno può dire “io non vedo, io non c’entro”. Ritengo, inoltre, indispensabile garantire il massimo della trasparenza: se ogni atto amministrativo o politico è non solo pubblicato, ma anche scritto in modo che ogni cittadino possa leggerlo e comprenderlo, sarà più difficile che gli interessi illegali o privati possano prevaricare all’interesse generale. I Comuni dovrebbero essere delle “case di vetro”, per cittadini attenti alla vita della loro città e all’amministrazione pubblica. A questo si può tendere. Se gli atti amministrativi si connotano di trasparenza, i cittadini non avranno più l’alibi di non sapere o di non comprendere, potranno esercitare il controllo. Per far crescere la coscienza critica e la competenza di cittadinanza, un ruolo fondamentale può essere svolto dalle Associazioni che devono essere vere e proprie realtà comunitarie.

Un ruolo particolare potrà svolgerlo il Presidio territoriale di Libera che stà per essere istituito a Cassano allo Ionio su iniziativa del Coordinamento provinciale di Cosenza.

3.    Monsignor Savino, Lei in questi circa trenta mesi di guida della diocesi di Cassano in molte occasioni pubbliche non è stato per niente tenero nei confronti di determinati comportamenti e modi di essere presenti nella città delle Terme. Cosa rimprovera maggiormente a questo tipo di cassanesità?

Vivere a Cassano non è semplice, ma, come Vescovo amo in Cristo i Cassanesi e sono ricambiato. I problemi sociali ed economici sono molti e la vita civile è condizionata dalla prepotenza di alcuni gruppi criminali organizzati, che sottraggono risorse e libertà. Non è facile continuare a sperare nel cambiamento ma non è ammissibile la rassegnazione e tanto meno l’omertà. Insieme è possibile vincere la paura e costruire una comunità nuova, mettendo da parte le “chiacchiere” che generano sospetti inutili, superando il clima tipico delle tifoserie. E’ l’ora della corresponsabilità comunitaria. Le parti più sane della comunità cassanese, mettendosi insieme, devono avere uno scatto di dignità superando gli interessi di bottega e facendo prevalere l’unico interesse che è il bene comune di Cassano. Ripartiamo dalla solidarietà concreta con chi è più debole: i ragazzi che hanno difficoltà a scuola, i giovani senza lavoro, i tossicodipendenti, ma anche i commercianti vessati dalle cosche, costretti a pagare il pizzo o piagati dall’usura… La Chiesa, con il Vescovo, i Parroci, i Consigli Pastorali Parrocchiali, i Consigli per gli affari economici, i fedeli nel loro complesso, sono pronti a metterci la faccia per un riscatto di Cassano. Siamo cristiani e non possiamo, non vogliamo, sottrarci alla responsabilità di “servire” tutti secondo lo stile del Vangelo da cui ricaviamo ogni giorno la certezza che siamo in questo mondo con la prospettiva di oltrepassare nella speranza la condizione umana, scorgendo in essa, anche in quella più segnata dall’errore, dal crimine e dalla miseria, una finalità di salvezza. Il progetto “L’appetito vien studiando”, coordinato dalla Caritas diocesana, è un segno di grande speranza e un investimento per il futuro perché i bambini e i ragazzi diventano i protagonisti di un nuovo modo di essere cittadini. Anche il progetto “La città educativa” guarda al futuro di una Comunità unificata che vive in un territorio ricco di risorse, sottratto al controllo dei poteri forti da cui i più deboli, a partire dai ragazzi e dai giovani, vengono stritolati.

4.   Cosa si sente di dire a coloro che, pur di raggiungere benefici personali, sono pronti ad “ossequiare” il “potere”, anche quello mafioso? E cosa rimprovera a quella politica che si preoccupa e agisce solo per il consenso, approfittando anche dei bisogni delle persone?

Mi capita di vedere gesti di ossequio intollerabili come il “baciare la mano” di alcuni per strada o fare a gara per offrire il caffè al “potente” locale. Ossequiare il potere significa rinunciare alla propria dignità umana. Chi, poi, rende ossequio ai mafiosi deve sapere che diventa complice del loro potere. La stessa cosa vale per la politica. Se un politico arrogante e prepotente costruisce il proprio potere approfittando dei bisogni delle persone, questo avviene anche perché chi ha bisogno non sa comprendere (o non è aiutato a comprendere) che è sbagliato chiedere come favore o elemosina quello che si può ottenere come diritto. Don Lorenzo Milani insegnava: “il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. Per questo è fondamentale mettersi insieme, togliere il potere dalle mani di pochi e consegnarlo alla comunità.

5.    Monsignor Savino, cosa significa e cosa comporterà, secondo Lei, lo scioglimento del Consiglio comunale per la Comunità cassanese che non gode di una buona nomea e che nel tempo è stata teatro di accadimenti che l’hanno fatto balzare agli onori della cronaca non solo regionale, ma anche nazionale?

Prendo atto che lo Stato, attraverso le sue articolazioni territoriali, ha ritenuto di sciogliere il Consiglio Comunale di Cassano. Dal Decreto, di pubblico dominio, leggo che “emergono elementi su collegamenti degli Organi elettivi del Comune di Cassano all’Jonio con la criminalità organizzata”; che essi sono tali da “compromettere il buon andamento e l’imparzialità dell’Amministrazione comunale”; che ci sono “forme di deviazione che hanno riguardato anche settori dell’apparato burocratico”. Il provvedimento di scioglimento colpisce gli organismi eletti, ma non l’apparato burocratico. Ho appreso che, già nel 2006, il superprefetto Antonio De Sena, nominato a Reggio Calabria dopo l’omicidio del Vicepresidente della Giunta Regionale, aveva evidenziato “l’inutilità del frequente ripetersi di provvedimenti di scioglimento all’indirizzo delle stesse entità amministrative che, pur azzerate nei vertici, permangono pressoché immutate nei quadri”. Il Commissario che si insedierà svolgerà certamente un lavoro volto a creare condizioni che consentano agli amministratori di operare in un modo trasparente. Non solleverei la questione del “buon nome” della città, perché i problemi devono essere affrontati, non nascosti. Dobbiamo, piuttosto, lasciarci interrogare profondamente da questa situazione e tutti insieme, Associazioni ed Istituzioni, attivare processi di cambiamento di mentalità e cultura.

6.   Monsignor Savino, come Lei stesso ha affermato, la situazione che si vive a Cassano non è per niente facile e felice. Cosa è necessario fare per tentare di uscirne?

Cassano, con tutta la Sibaritide, ha grandi risorse e grandi potenzialità che possono farla uscire dalla marginalità a cui sembra condannata. Lo dico ancora una volta, occorre mettersi insieme, far crescere la solidarietà, superare il localismo, allargare gli orizzonti e ad avere tutti maggiore coraggio.