Col nuovo governo finirà la "transizione"?

Lunedì, 4 Giugno, 2018

      Dopo gli esiti delle ultime elezioni politiche e delle recenti regionali, è forse in via di superamento quella ‘transizione infinità di cui parlava Gabriele De Rosa? Anche se non si può certo parlare di definitivo assestamento, certamente si potrebbe aprire una fase che permetta una più chiara (anche se problematica) ripartenza nel Paese. Infatti se il nuovo governo sarà stabile per qualche tempo e se riuscirà a restare nei parametri di bilancio senza aumentare il debito si potrebbe auspicare che almeno sul piano politico come su quello della giustizia distributiva la ‘transizione’ di questi anni avrebbe raggiunto, sia pur gradualmente e parzialmente, due fattori di stabilità. Il terzo fattore, quello culturale/sociale, potrebbe esserne una conseguenza. Anche perché se ciò non avvenisse potrebbe invece aprirsi un baratro e allora più che superare la transizione precipiteremmo in una crisi irreversibile. E’ su questo aspetto di imminente catastrofismo che si attestano molti commentatori e ovviamente tutti gli oppositori del ‘nuovo’. Comunque il nuovo governo vada a finire, la prospettiva è quella che alla fine si troveranno a scontarsi alle prossime (quanto vicine o lontane?) elezioni, tre forze politiche principali Cinquestelle, Lega, PD, con un quarto comprimario, opportunista ma in notevole calo, come Forza Italia del vecchio Berlusconi. Altra ipotesi non può essere data, in quanto la nascita di nuovi partitelli o ulteriori suddivisioni (soprattutto nel PD) porterebbero ad una debacle dell’area di centrosinistra.  

Indubbiamente, la firma dei due contraenti di governo è in calce ad un contratto che ratifica solo un matrimonio d’interesse perché i caratteri delle due parti sono alquanto divergenti. L’una pur recitando il ruolo di figlio emancipato dipende comunque da un grembo materno da cui difficilmente può staccarsi (Grillo/Casaleggio), l’altra si è da tempo emancipata dalla matrice bossiana fin quasi a dimenticare la ‘padanità’ e le ‘secessioni’ delle origini ma comunque accentuando la difesa di interessi economici particolaristici.

     Intanto poiché il nuovo presidente del consiglio Giuseppe Conte più volte ha dichiarato che sarà ‘l’avvocato difensore di tutti gli italiani’, viene spontaneo domandarci da che cosa e da chi si devono difendere gli italiani? Siamo in causa con qualcuno? Se qualche problema gli italiani lo hanno, è quello delle varie mafie, ’ndranghete, camorre e via dicendo e della corruzione dilagante, anche politica, tanto più che non pare debba essere opportuno da parte di qualcuno proclamare ai quattro venti ‘onestà’, ‘onestà’, in tono manicheo, perché non si può non pensare che ‘ndrangheta, camorra etc., qualche votarello l’avranno pur riversato su qualcuna delle forze vincenti. Ma a questo punto sembra che nel contratto stilato non ci siano tanto precise proposte contro questi mali d’Italia e la grande difesa sembra ridursi all’aumento delle forze dell’ordine (già prevista dal governo precedente) e al contrasto di nomadi e migranti!

    Nel futuro prossimo, si potrebbe però prevedere che i due ‘aggregati’ - Lega e M5s - stando a governare possano sfrondare (e non in tempi lunghi) alcuni loro caratteri ‘più populistici’ (infatti, un conto è promettere, un altro governare). Del resto già verso i respingimenti Salvini ha dichiarato che i clandestini (si badi bene i ‘clandestini’) ‘con calma ma se ne devono andare…”. Introdurre la parola ‘calma’ in un certo senso non fa che confermare ciò che già verso i clandestini si va facendo da tempo!

In quanto alla proposta di reintrodurre il servizio militare susciterebbe almeno due critiche: da un lato quella dell’impopolarità e dall’altro per un ulteriore aggravio del debito pubblico (a meno che non si voglia reintrodurre la leva con spese a carico dei coscritti, e quindi discriminandoli rispetto ai militari ‘professionisti’)! Intanto per il futuro potrebbe verificarsi - è una ipotesi forse ancora lontana per adesso - che in eventuali future elezioni il Movimento Cinquestelle possa aggregare consensi ancora maggiori se  la sua ‘malleabilità’ non cede ulteriori spazi alla Lega, né insegua gli estremismi di Salvini; del resto mentre il primo è un Movimento ‘giovane’, cioè di giovani, laureati, professionisti, (e anche disoccupati) e quindi, se dovesse ben governare, avrebbe un futuro certo, la Lega invece è comunque un ‘partito’ già vecchio (perché tra l’altro ha avuto un buon travaso di voti dall’area berlusconiana).

     Infine – aspetto non di poco conto - nel futuro prossimo le forze al governo non potranno prescindere dai rapporti con la CEI (e col Vaticano) che Berlusconi a suo tempo curava attraverso il fido Letta ed oggi Di Maio dovrà saper gestire con un certo equilibrio, anche perché, sia pur col rosario in una mano  e la Bibbia nell’altra, Salvini non troverà un altro Ruini a fargli da sponda!

     Ed ancora è probabile che una parte di quella diaspora cattolica (quella ’moderata’ e/o conservatrice’) confluita all’interno di entrambe le forze ‘governanti’ possa aiutare a sostenere qualcuna delle proposte più ‘sensate’ o perlomeno le aiuti a smussare certi angoli acuti.

       In questo contesto occorre ribadire un punto fermo: nonostante in questi giorni si arrivi a parlare addirittura di ‘quarta repubblica’, siamo ancora in una fase (forse una delle più difficili e dirimenti dal punto di vista costituzionale e sociale), e ad un passaggio cruciale, ma ancora dentro la prima Repubblica. Perché, una effettiva ‘nuova’ repubblica può aversi solo se si cambia (almeno in buona parte) la costituzione, o la si instaura con una rivoluzione (più o meno violenta, come in altri paesi è avvenuto)! Ma quali ‘forze politiche’ potranno costituirla? I soggetti che ne saranno protagonisti, per ora si stanno delineando e ‘restringendo’: uno è quello della coalizione M5s e Lega; ma ci sarà anche un secondo ‘soggetto’ capace se non di ‘contrastarli’, perlomeno di portarli a smussare certe angolature? E portare sinergicamente proposte di ampio respiro? Tale ‘soggetto’ non può che essere quello in grado di mediare e restare alla finestra ad esercitare un metodo di opposizione ad oltranza o di continua demonizzazione dell’avversario (peraltro con effetti infruttuosi, come già si è visto nel ventennio berlusconiano). L’opposizione, deve saper esercitare un ruolo propositivo senza ripetere slogans o insistere a vantare successi sui cosiddetti ‘diritti civili’ per i quali non sono state effettuate mediazioni di maggior rispetto e conformità  al costume degli italiani  e ai quali diritti è stata data priorità spesso con sostegno e sollecitazioni di mass-media e lobbies e strepiti di minoranze (pur nel rispetto che ad esse è dovuto) che non con ponderati dibattiti in parlamento e nel paese, retrocedendo più urgenti legiferazioni su famiglia, lavoro, cooperazione, marginalità, risparmiatori, ecc. E con questa ‘strategia’ si è regalato governo e parlamento alle destre più reazionarie.

Allora bisognerà che l’opposizione riprenda in mano gli articoli della Costituzione (al di là di una sua modifica) e occorrerà puntualmente tampinare parlamento e governo perché la Carta costituzionale possa venire attuata costantemente e in tutte le sue parti. Infine, credo che nonostante proclami nazionalisti e invettive contro l’Europa, governo e parlamento non potranno prescindere da essa mentre anche l’opposizione dovrà, con opportuni interventi, da un lato difendere la scelta di una Europa unita - e non solo economicamente - e dall’altro dare qualificati contributi per una unità europea che sia veramente tale e non sottoposta a concessioni di privilegi per pochi già ‘ricchi’ (soprattutto in riferimento ai paesi dell’Est o come è avvenuto a suo tempo con la Gran Bretagna) mentre agli altri, compresi alcuni ‘fondatori’, resterebbero solo doveri!