Bruno Forte: «Soccorrere è un dovere, niente lezioni da Salvini»

Martedì, 8 Gennaio, 2019

«C’è un primato della coscienza che esige la solidarietà verso i più deboli». L’arcivescovo teologo Bruno Forte, membro del Consiglio permanente della Cei, lo afferma chiaramente: «Se si dimentica questo, ogni barbarie diventa possibile».

Francesco, all’Angelus, ha lanciato un appello ai leader Ue perché «dimostrino concreta solidarietà» nei confronti dei 49 migranti da giorni in mare.
«Il Papa richiama il fondamento morale di ogni intervento umanitario. Non siamo di fronte a un “optional”, a qualcosa lasciato al libero esercizio delle preferenze. Soccorrere essere umani in queste condizioni è un imperativo morale. Ne va dei fondamenti del nostro patto civile, sanciti dalla stessa Costituzione».

Salvini dice che i cattolici stanno con lui e non con «certi vescovoni»: è così? 
«Sarebbe bene che il ministro Salvini non si mettesse a dare lezioni di magistero, per quello c’è il Papa che lo fa molto bene e con chiarezza. Se vuole fare il cattolico, ascolti il Papa. Il ministro degli Interni ha responsabilità importanti, parli di cose di cui è competente. Del resto, allarmismi e denunce di invasione sono falsità propagandistiche dannose a tutti, tranne a chi le usa per vantaggi elettorali».

Falsità in che senso?
«La presenza di stranieri non comunitari, in Italia, è diminuita già dal 2017. Per la maggior parte dei migranti, l’Italia è un luogo di passaggio verso il Nord Europa. E le ricerche serie mostrano una realtà diversa dalla propaganda: gli immigrati sono l’8,3 per cento della popolazione italiana, circa 5 milioni, e contribuiscono per 127 miliardi al Pil, ovvero l’8,6 per cento del totale. Versano 7 miliardi di Irpef e 11 miliardi di contributi previdenziali: di fatto pagano le pensioni di 640 mila italiani».

È giusta l’obiezione di coscienza contro il decreto sicurezza?
«Qui ci sono due piani. Uno pubblico: una legge dello Stato va rispettata; se sbagliata, come molti ritengono sia in vari punti, l’unica possibilità di cambiarla è il ricorso alla Consulta. Poi c’è il discorso etico, e su questo non c’è legge umana che tenga: se mi viene imposto qualcosa di contrario alla mia coscienza, come rifiutare aiuto a famiglie intere in balia del mare da giorni, l’obiezione di coscienza è giustificata».

dal "Corriere della Sera", 6 gennaio 2018