È necessaria una mobilitazione

Si comincia ad intravvedere come il pugno duro del governo comporti conseguenze per nulla rassicuranti per il Paese. E da più parti sale una protesta che va considerata; in particolare tante sono le voci che si levano dal mondo cattolico per affermare la necessità di intervenire con tempestività.
Vi è in proposito qualcosa che riguarda direttamente il rapporto cattolici e politica.
La preoccupazione principale rispetto la posizione presa dal ministro degli interni riguarda senz’altro l’aspetto umanitario. I credenti hanno in proposito l’opportunità di proporre due sottolineature. La prima: cogliere, senza alcuna strumentalizzazione , l’ondata emotiva di solidarietà verso le persone che concretamente hanno bisogno, sapendola volgere ad un giudizio culturale che renda evidente come dietro la posizione del Governo vi sia un concetto di persona e di società che non possiamo condividere. È anche questo un modo per far maturare una coscienza politica che sappia andare oltre gli slogan. In secondo luogo va ricordato, come ha fatto oggi nell’editoriale Marco Tarquinio su Avvenire, il grande impegno della Chiesa e dei cattolici nell’accoglienza e nell’alleviare le sofferenze di tanti indigenti. Allo stesso tempo va richiamata la politica, anche quella che è stata favorevole all’accoglienza ed oggi è all’opposizione, a fare la sua parte. E cioè a mettere in atto gli strumenti legislativi necessari a favorire l’integrazione e a garantire la sicurezza. 
Solo la politica ha gli strumenti e le risorse per questo. Non averlo fatto a sufficienza negli anni scorsi, ha alimentato nell’opinione pubblica un’ondata oggi difficilmente gestibile. Le cose adesso vanno peggiorando a causa del l’atteggiamento del governo. È necessaria una mobilitazione civile e prima ancora delle coscienze, capace di intervenire nella dimensione culturale. Vi sono differenti visioni di politica che portano con se evidenti differenze nel modo stesso di intendere la persona e la società.
È necessario schierarsi, prendere parte.

di Ernesto Preziosi